Donne in equilibrio oggi

Davide Rampello

Al mattino vado sovente a bere il mio doppio ristretto in tazza grande nella piccola pasticceria sull’angolo.

Il profumo di burro si fonde alla fragranza delle vaniglie e delle paste lievitate. Assaporo la crema densa nella tazza, lentamente.

La gente va, viene. Ritualità italiane in stile milanese.

Alla cassa, il sorriso accogliente del cameriere esclude gesti affrettati.

Noto, dietro al mio simpatico cingalese, una scritta dorata, ornata di piccole stelle e una mezza luna: “tout commence par un rêve”

Il suono dolce, la nota lunga della sillaba finale mi incantano.

Ho trovato, forse, ciò che mancava per comprendere, interpretare più compiutamente la storia, la vita di Wanda Ferragamo.

Domenica 7 agosto del 1960 è forse il giorno più drammatico e doloroso per Wanda Ferragamo: la morte del suo adorato marito.

Salvatore la lascia, ma Wanda non è sola. Ha sei meravigliosi figli e nel cuore l’energia, i progetti, i sogni che assieme a Salvatore ha concepito, creato, vissuto.

L’amore profondo la sostiene nella volontà di proseguire, di realizzare quei progetti, quei sogni.

Nel quarto atto della Tempesta, ultima opera del “bardo”, Shakespeare conclude la storia di re, usurpatori e magie con due straordinari versi che rivelano e svelano una considerazione inedita, sorprendente, sulla natura dell’uomo: “Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”.

Di fatto, una sintesi lirica dell’uomo nuovo che l’umanesimo italiano aveva creato, formato…

Il sogno, la visione, il progetto determinavano la natura, la sostanza, perciò la qualità della donna o dell’uomo che le concepisce, le sceglie, le attua.

Leonardo, nell’affermare “Non si volge chi a stella è fiso”, indica l’assoluta determinazione di chi non si distrae quando ha una meta da raggiungere, e questo è il sentimento che pervade tutta l’operosità rinascimentale. Shakespeare intuisce una verità che supera l’ossessiva determinazione leonardesca.

Ciò che tu immaginerai, sognerai, ciò che tu progetterai, perseguirai, realizzerai determinerà la tua natura. Se il sogno sarà grande, motivato da nobili propositi, la tua natura lo sarà di conseguenza. Al contrario, la tua natura tenderà, come aveva già scritto Pico, verso i bruti.

Dieci anni prima della morte di Salvatore Ferragamo, nell’Italia del dopoguerra uscì nelle sale cinematografiche Cenerentola, la favola attribuita ai fratelli Grimm prodotta e realizzata, con magica meraviglia, da Walt Disney.

Giuliana Maroni, che doppiava Ilene Woods nella parte di Cenerentola, cantava con voce soave e gentile: “I sogni son desideri di felicità”. Cogliendo pienamente lo spirito, la natura degli italiani che, abbandonati gli orrori e i dolori della guerra avevano avviato il progetto di ricostruzione cercando di realizzare il sogno di un paese libero, prosperoso, che si avviava verso il benessere economico e sociale.

Non a caso pochi giorni dopo quel tragico 7 agosto, giovedì 25, si inaugurarono a Roma i giochi della 17a olimpiade, che offrirono nelle decine di ore di eurovisione prodotte dalla Rai l’immagine compiuta del sogno italiano.

Un’immagine di efficienza, di bellezza rinnovata. Il villaggio olimpico, gli stadi, gli impianti sportivi testimoniarono la natura di questo sogno, la creatività, la genialità dei suoi progettisti: Pierluigi Nervi, Luigi Moretti, Adalberto Libera.

Wanda Ferragamo, vissuta fino ad allora accanto a uno dei protagonisti di questo fantastico sogno italiano, decide di continuare il progetto per diventare lei uno dei protagonisti della rinascita.

La sua decisione è dettata dall’amore: portare a compimento il sogno concepito assieme all’uomo con il quale aveva deciso di vivere. La sua “natura” si nutrirà e si formerà nella consapevolezza di questo grande progetto.

Affetto, comprensione, rigore, indirizzo, sensibilità, intelligenza: talenti che in egual misura le permetteranno di essere madre presente e premurosa, imprenditrice lungimirante e accorta. Le sue azioni, i suoi gesti, le sue lettere, gli appunti, gli scritti rivelano le doti riflessive e di pensiero, i suoi riferimenti culturali, la sua grande fede nella vita.

Aequilibrium, dall’aggettivo aequilibris = di peso uguale (aequus = uguale; libra = peso). Lo stato della bilancia in cui le due parti portano egual peso.

Il lavoro, la famiglia, la responsabilità, le difficoltà, gli affetti, gli amori, i dolori, i progetti, la speranza… devono essere parti armoniche del “sogno”, devono trovare un equilibrio nella sostanza nostra e delle cose.

Wanda Ferragamo voleva, cercava, questo equilibrio.

Oggi al frastuono caotico dell’esibizione ossessiva della quotidianità si sono aggiunte le violente esperienze del malessere del pianeta: inquinamento, mutamento climatico, siccità, desertificazione, riduzione della biodiversità. Ora, violenze ed orrori minacciano da vicino la nostra vita.

La testimonianza di sé che molte donne di oggi hanno voluto dare nel film che accompagna la mostra svela la lucida consapevolezza che ognuna ha di sé stessa. Alcune la esprimono con naturale dolcezza, altre con cinismo, alcune con amarezza, altre con emozione.

E l’equilibrio?

In alcuni casi, appartiene all’esperienza quotidiana, in altri è assente.

Sono evidenti una forte ricerca e un desiderio di determinazione, confortati dalla consapevolezza tutta femminile della “autonomia biologica”, che formerà in alcuni casi una diversa composizione sociale, di comunità.

Riprendendo il verso del drammaturgo inglese, “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” – ma quali sono i sogni, i progetti di queste donne? E soprattutto, qual è la sostanza che alimenta loro e i loro desideri?

Sentendo e riascoltando le loro voci, colgo il disincanto che le rende padrone delle “cose della vita” ma che le allontana dal “canto della vita”. Wanda Ferragamo e le donne che con lei hanno vissuto gli anni del “sogno italiano” hanno colto il “canto” che in quegli anni dava sostanza ai loro sogni e ai loro progetti. Ed è forse per questo che le loro storie, anche oggi, ci incantano.